L’Inter-cambiabile di Mancini: ma ha ragione Sacchi o Ancelotti?

Pubblicato il 25 Novembre 2015 alle 12:56 Autore: Stelio Pagnotta

Mancini come Mourinho nell’anno del triplete: alla tredicesima giornata, primato in solitaria e con 13 Inter diverse. Calendario alla mano, non accadeva proprio dalla stagione 2009/2010 quella conclusa con la storica tripletta campionato, coppa Italia, Champions League.

Il merito dei risultati e della fiducia finalmente ritrovati è di Roberto Mancini che ha saputo coinvolgere tutti – o quasi – nella sua Inter ottenendo risposte e risultati positivi anche da chi – schierato meno – pareva essere ai margini del progetto. Tutti parte dello stesso disegno come testimoniano le 13 formazioni differenti mandate in campo nelle prime 13 partite e i numeri da record o quasi.

Straordinaria solidità difensiva, Handanovic imbattuto da inter-milan360 minuti e una coppia di centrali, Murillo – Miranda, che inizia ad essere invidiata un po’ da tutti. Unico neo – imputato dai più all’Inter – la scarsa vivacità: la squadra di Mancini non è bella da vedere – per niente – ma è straordinariamente efficace. “L’Inter? Un calcio antico rivisitato da un allenatore con idee chiare, ma in Italia va bene. (..) In altre nazioni non sarebbe apprezzato ma in un paese come l’Italia dove la vittoria è tutto può andare bene“, ha sentenziato Arrigo Sacchi.

Di diverso avviso invece Carlo Ancelotti: “l’Inter mi convince ha solidità ed equilibrio, ingredienti giusti per il successo finale, poi servono anche la qualità ma Mancini è stato molto bravo ad aver capito subito quale squadra presentare.

Ha ragione Sacchi o ha ragione Ancelotti? In Italia – nonostante l’arrivo di alcuni allenatori che fanno del gioco un dogma – contano ancora solo i tre punti? Interrogativi cui non è facile dar risposta perchè se da amanti del calcio si potrebbe preferire guardare una partita spettacolare la domenica pomeriggio, da tifosi – invece – si preferisce di gran lunga annoiarsi nelle domeniche invernali ma poter festeggiare a maggio. Quel che è certo è che ad oggi, l’unico ad avere realmente ragione è proprio Roberto Mancini.

L'autore: Stelio Pagnotta

Classe 1988, laureato in giurisprudenza ho frequentato un master in management della comunicazione pubblica. Scrivo per diletto,amo lo sport, concilio queste due passioni collaborando con la sezione sportiva del termometro politico.
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