Sciopero benzinai 6 e 7 novembre 2019: orari e quali sono i motivi

Pubblicato il 4 Novembre 2019 alle 17:58 Autore: Giuseppe Spadaro
Sciopero benzinai 6 e 7 novembre 2019: orari e quali sono i motivi

Lo scorso 17 luglio, dopo essere stato indetto, è stato revocato lo sciopero dei benzinai contro l’obbligo di fatturazione elettronica. Ma a distanza di mesi torna d’attualità. A proclamare lo sciopero sono Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio che questa volta hanno annunciato lo sciopero dalle ore 6:00 del 6 novembre 2019 sino alle 6:00 dell’8 novembre 2019.

Faib Confesercenti, Fegica Cisl, Figisc/Anisa Confcommercio, sciopero e manifestazione

Le federazioni hanno diramato un comunicato congiunto per spiegare che lo sciopero riguarderà i distributori carburanti su strade e autostrade. “La categoria protesta, il Governo tace e il ministro dello Sviluppo Economico latita”. Oltre allo sciopero i gestori hanno deciso di darsi appuntamento “in piazza Montecitorio” per manifestare “contro la politica fiscale del governo e l’illegalità contrattuale”.

Sciopero benzinai 6 e 7 novembre 2019, i motivi

Le Federazioni chiedono ai gestori una piena partecipazione alla protesta. I motivi dello sciopero? Ecco l’elenco: “dalla fatturazione elettronica, all’introduzione degli ISA (indici sintetici di affidabilità ndr), che risultano fortemente penalizzanti per i gestori carburanti (che, è bene ricordarlo, percepiscono un margine che non supera il 2% del prezzo pagato dagli automobilisti), ai Registratori di cassa Telematici per fatturati di 2 mila €/anno, all’introduzione di Documenti di Trasporto (Das) e modalità di Registrazione giornaliera, in formato elettronico, da digitalizzare a mano: tutti adempimenti inutili fatti per scaricare sull’ultimo anello della filiera, il più debole, oneri e costi e finanche provvedimenti penali per errori formali. Provvedimenti che duplicano le incombenze burocratiche senza alcuna valenza sulla lotta all’illegalità o alla infedeltà fiscale, lasciando in pace gli evasori di continuare a fare business anche nel nostro settore che appare sempre più inquinato dalla criminalità organizzata”.

La protesta non è indirizzata solo all’esecutivo a cui le Federazioni rimproverano indifferenza nonostante l’importanza di un “settore che contribuisce con circa 40 miliardi/anno al bilancio dello Stato” ma anche nei confronti dell’industria petrolifera che “balbetta di fronte alla strage di diritti cui viene sottoposta la Categoria dei Gestori. Lo sciopero è anche contro le compagnie petrolifere e la miriade di titolari di impianti, piccoli, medi e grandi, cresciuti sull’illegalità contrattuale. Verso questi soggetti la Pubblica Amministrazione e il Ministero dello Sviluppo Economico continuano a mantenere un silenzio imbarazzante assistendo, muti, allo scempio che sta generando danni al Paese ed al sistema per alcuni miliardi/anno”.

SEGUI IL TERMOMETRO SU FACEBOOK E TWITTER

PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL FORUM

Hai suggerimenti o correzioni da proporre? Scrivici a redazione@termometropolitico.it

L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
    Tutti gli articoli di Giuseppe Spadaro →